Il dissenso fa paura, impressiona quando è di così vasta portata.
Quando in piazza scendono migliaia di studenti, genitori,docenti e tutti con la stessa voce gridano “giù le mani dalla scuola pubblica”, bisognerebbe saper ascoltare e cercare di comprendere le ragioni della protesta. Reprimere con le minacce non serve.
Il Partito Democratico ha tentato di parlare alla maggioranza. Quaranta lunghi interventi si sono svolti dai nostri banchi in Parlamento. Abbiamo chiesto al ministro Gelmini di ritirare il Decreto 137/2008. Abbiamo presentato numerosi emendamenti che ci sono stati respinti. Abbiamo denunciato in Aula i rappresentanti della maggioranza che a Bologna hanno minacciato i docenti e i genitori che esprimevano civilmente le ragioni
della protesta.
Sapevamo che le manifestazioni contro questo provvedimento non si sarebbe fermata, che i genitori e i docenti e tutto il mondo della scuola sarebbero insorti davanti alla mannaia calata sulla scuola dal ministro Tremonti per mano della ministra Gelmini.
Abbiamo chiesto che fosse percorsa la via del confronto, ma il governo non ha voluto ascoltare noi e nemmeno la voce della società civile.
E davanti al dilagare del dissenso intimidire, minacciare e cercare di sopprimere le civili forme di protesta che in tante città si stanno organizzando è la dimostrazione di come questa maggioranza intenda governare il nostro Paese.
A Bologna, dove un forte e trasversale movimento che riunisce le scuole del territorio, l’on. Garagnani si fa portavoce del governo e minaccia, a poche ore dalla Notte Bianca per la Scuola, i dirigenti che hanno concesso gli spazi per pacifiche attività di laboratorio e di intrattenimento ai genitori che ne hanno fatto legittima richiesta.
Le lezioni non saranno interrotte, né disturbate in alcun modo. I genitori e i docenti che vi parteciperanno vogliono dare testimonianza di un dissenso che non ha colore politico. Tutti sono invitati a partecipare, tutti quelli ai quali la scuola pubblica sta a cuore.
E’ inammissibile che l’on Garagnani dichiari che se “insegnante o dirigente scolastico non condivide lo sforzo del ministro Gelmini” puo’ sempre scegliere di “dimettersi”.
In democrazia lui dovrebbe essere ricondotto al rispetto del diritto di ognuno ad esprimere il proprio convincimento. Ma le ragioni dell’allarme per il comparto scuola non sono tutte contenute nel Decreto Gelmini.
In queste ore alla Camera stiamo discutendo un emendamento, il 5ter, al Ddl sui lavori usuranti e norme in tema di lavoro pubblico. Con questo provvedimento sarà cancellato, ai fini della valutazione del punteggio, il voto di laurea. Titolo preferenziale sarà la sede di residenza.
La Ministra Gelmini davanti ai microfoni accesi di televisioni e stampa dichiara che il
merito deve essere la prima e sola discriminante per il reclutamento e la valutazione degli insegnanti, poi spenti i riflettori lascia che si introduca una norma che penalizza i laureati del mezzogiorno e le donne che solitamente conseguono voti più alti. In sostanza disconosce il suo stesso percorso formativo conclusosi al sud.
La mia solidarietà va a tutti coloro che in questo momento partecipano civilmente alla protesta contro una normativa che penalizza in modo indiscriminato la più grande risorsa del Paese, la qualità della scuola pubblica.